La lampada da tavolo è da sempre un oggetto che mi affascina molto, perchè è a metà tra un arredo e un accessorio, tra funzionalità e decorazione. Questa versatilità si rispecchia nelle sue caratteristiche che cambiano in base a diversi aspetti: dal modo in cui proietta la luce, alla possibilità di regolare o meno la luminosità, dall’estetica che può essere strettamente legata alla funzione o pensata per stupire, al fatto di poterla spostare più o meno facilmente in punti diversi della casa. Qualunque tipo di lampada si consideri, ognuna è pensata per illuminare, arredare e dare carattere agli ambienti portando con sè le sue peculiarità.
Ciò che più trovo interessante di questo oggetto è l’altissima libertà espressiva che offre al progettista, che si può sbizzarrire con grande libertà formale tra un’ampia gamma di materiali e tecnologie. Questo permette di poter scegliere fra tantissimi modelli, in base alla funzione da assolvere e al proprio stile e gusto personale. Infatti, che ti serva una lampada da lettura, per creare un punto luce scenico, per illuminare un piano di lavoro o per il comodino, cercando tra le varie proposte di marchi più o meno prestigiosi, troverai sicuramente la combo perfetta tra la giusta illuminazione e il tuo stile preferito.
Oggi, ti mostro tre esempi di lampade dal design unico, molto diverse tra loro che ho scelto per parlarti di tre modi diversi di intendere il design e l’illuminazione.
Eclisse: un icona del design italiano
La prima non è solo una lampada, ma una vera e propria icona del design: si tratta della lampada Eclisse progettata nel 1965 da Vico Magistretti per Artemide, premiata con il Compasso d’oro nel 1967 ed esposta nelle collezioni permanenti del Museo della Triennale di Milano e del MoMA di New York.
Si tratta di un oggetto senza tempo la cui semplicità riassume molto bene la ricerca e il modo di concepire il design del suo progettista. La storia narra che Magistretti ebbe l’idea per questa lampada nella metropolitana di Milano, ispirandosi alla lanterna di Jean Valjean descritta nel romanzo I miserabili di Victor Hugo, e per non farsela scappare disegnò qualche schizzo nel retro del suo biglietto di viaggio. Il resto del progetto lo fece dialogando al telefono, come del resto accadde per molti altri oggetti da lui pensati.
Si tratta di una lampada composta da tre calotte semisferiche in alluminio, una per la base, una che contiene la lampadina e la sua luce e la terza semovibile che può essere girata all’interno della lampada per permettere di regolarne la luminosità. Sviluppi successivi del prodotto hanno portato all’aggiunta di una ghiera per ruotare la calotta interna ed evitare così di scottarsi le dita per regolare la luminosità.
Siamo di fronte ad un design che punta tutto sulla forza dell’idea e si affida al processo industriale per realizzare oggetti slegati dalle mode e dal tempo. Oggetti semplici e mai banali pensati osservando ciò che ci circonda con curiosità e intelligenza, al fine di trarre concetti da riportare nella quotidianità sotto forma di realizzazioni utili, funzionali, cominucative e durevoli nel tempo.
Satellight: il design minimalista contemporaneo
La seconda lampada si chiama Satellight ed è un oggetto che avrei voluto disegnare io tanto è bello nella sua essenzialità formale e concettuale, ma ci ha pensato Eugeni Quitllet per Foscarini. Questa volta siamo di fronte ad un design decisamente contemporaneo e minimale in cui una sfera luminosa viene coperta e trattenuta da una campana in vetro soffiato a bocca che gli scivola perfettamente addosso creando un cono di luce che si proietta sul piano d’appoggio. Il filo ricade libero verso il basso e fuoriesce da un piccolo rialzamento nella parte inferiore della campana. Quando è spenta mantiene la sua poeticità grazie alla satinatura bianca della sfera, anch’essa in vetro soffiato a bocca.
La ricerca qui si sofferma sulla pulizia formale e l’essenzialità per esprimere un concetto poetico, in cui il progettista cattura il momento e lo ferma in un prodotto realizzato combinando insieme tecniche industriali e artigianali. L’idea viene elaborata semplificando il più possibile le linee e le forme, fino a raggiungere la purezza del messaggio.
Luccellino: il design ironico
La terza è una lampada per animi sognatori. Si tratta della lampada da tavolo Luccellino disegnata e prodotta da Ingo Maurer nel 1992. È una lampadina con le ali sorretta da un filo di ottone flessibile che permette di orientare la luce poggiando su una base circolare. La lampadina bianco opaco è alogena a 24 Volt e progettata in esclusiva per la Ingo Maurer, mentre le ali sono fatte a mano in vera piuma d’oca. Un sottile cavo rosso scende lungo la parte in ottone.
Qui siamo di fronte ad un concetto di design che punta all’esclusività e si affida alla produzione artigianale per creare oggetti dal grande impatto scenico, con lo scopo di trasmettere un messaggio carico di humor e poesia che sorprende e fa sognare.
Ti sono piaciute le lampade che ho scelto per raccontarti qualcosa in più del mondo del design? A quale di questi tre modi diversi di interpretare il design ti senti più vicino? Lasciami un commento qui sotto!